Elettra

Elettra

di Euripide


E’ il classico paesaggio immobile di questa regione a prestare i suoi connotati ad Argo nella scena del Caio Melisso, invadendo nel disegno di Maurizio Balò con i solchi accidentati di un terreno arato l’ intera platea tra gli spettatori nei palchi: in cima un ulivo si staglia contro un cielo livido, che via via prenderà la luminosità delle diverse ore di questa lunga giornata fino al crepuscolo. E’ l’ esilio campagnolo di Elettra, maritata dalla coppia usurpatrice e incestuosa che le ha trucidato il padre a un contadino nobile, ma da questi serbata allo stato di frigida verginità: ed eccola lì, nella paesana veste nera fuori dal tempo, la figuretta ispirata e introversa di Galatea Ranzi, ingobbita sotto la gerla, che tra l’ aratro, l’ orcio, gli erpici lasciati sul campo, pregando o borbottando persevera nel meccanico gesto opaco di raccattare i sassi bastardi dalla terra inaridita.
…Vorrei invece chiudere con una postilla entusiasta nei riguardi della semplice verità polimorfa e continuamente reinventata di Galatea Ranzi e per il breve ritratto da brivido che Annamaria Guarnieri fa di una Clitennestra smarrita ma volitiva, frivola eppure nostalgica di una maternità di cui ignora anche il senso.
Franco Quadri


La Locandina

traduzione di Umberto Albini e Vico Faggi
regia di Massimo Castri
con Anna Maria Guarnieri (edizione 1994/95 sostituita da Leda Negroni), Galatea Ranzi, Antonio Pierfederici, Fabrizio Gifuni, Marisa Della pasqua, Paola Della Pasqua
scene di Maurizio Balò
costumi di Claudia Calvaresi
luci di Sergio Rossi

musiche di Bruno De Franceschi
direttore dell’allestimento Pietro Pagnanelli
suono di Franco Visioli
aiuto regista Marcello Cava Teatro Stabile dell’Umbria

Info

traduzione di Umberto Albini e Vico Faggi
regia di Massimo Castri
con Anna Maria Guarnieri (edizione 1994/95 sostituita da Leda Negroni), Galatea Ranzi, Antonio Pierfederici, Fabrizio Gifuni, Marisa Della pasqua, Paola Della Pasqua
scene di Maurizio Balò
costumi di Claudia Calvaresi
luci di Sergio Rossi
musiche di Bruno De Franceschi
direttore dell’allestimento Pietro Pagnanelli
suono di Franco Visioli
aiuto regista Marcello Cava

Teatro Stabile dell'Umbria


E’ il classico paesaggio immobile di questa regione a prestare i suoi connotati ad Argo nella scena del Caio Melisso, invadendo nel disegno di Maurizio Balò con i solchi accidentati di un terreno arato l’ intera platea tra gli spettatori nei palchi: in cima un ulivo si staglia contro un cielo livido, che via via prenderà la luminosità delle diverse ore di questa lunga giornata fino al crepuscolo. E’ l’ esilio campagnolo di Elettra, maritata dalla coppia usurpatrice e incestuosa che le ha trucidato il padre a un contadino nobile, ma da questi serbata allo stato di frigida verginità: ed eccola lì, nella paesana veste nera fuori dal tempo, la figuretta ispirata e introversa di Galatea Ranzi, ingobbita sotto la gerla, che tra l’ aratro, l’ orcio, gli erpici lasciati sul campo, pregando o borbottando persevera nel meccanico gesto opaco di raccattare i sassi bastardi dalla terra inaridita.
…Vorrei invece chiudere con una postilla entusiasta nei riguardi della semplice verità polimorfa e continuamente reinventata di Galatea Ranzi e per il breve ritratto da brivido che Annamaria Guarnieri fa di una Clitennestra smarrita ma volitiva, frivola eppure nostalgica di una maternità di cui ignora anche il senso.
Franco Quadri





Stagioni precedenti

— Spoleto, Teatro Caio Melisso, Gio 9 Dic