La Tempesta

La
Tempesta

di William Shakespeare


L’isola di Prospero è un’immagine potente che parla del palcoscenico, del teatro circondato dalla tempesta. In questo luogo infine tutti i nodi si sciolgono: allora si può abbandonare il teatro e uscire fuori nel mondo. Pensiamo tutti che mai come adesso ci si debba interrogare su questo rapporto tra l’interno di un teatro e quel che sta fuori, quali siano le specificità di un teatro pubblico, il suo rapporto con gli artisti e le persone che abitano la città ideale in cui questi si situa.
La Tempesta è anche il dramma della maturità, del momento in cui cominciando a vedere la fine della vita ci si interroga sul senso della vita che si è avuta fino ad allora.
Fabrizio Bentivoglio è chiamato a interpretare Prospero come un uomo nel pieno delle sue forze che però comincia a vederne il termine: è alla soglia della maturità intesa come consapevolezza, la sua è una tempesta mentale, si trova ad affrontare i fili dell’esistenza. Accanto a lui due personalità agli antipodi: un Ariele sfuggente, figura volatile e quasi amabilmente affetta da autismo dopo essere rimasta nel cavo d’un albero per anni, una creatura androgina, un po’ femmina e un po’ maschio, una specie di doppio di Prospero. Margherita Buy ne è l’interprete ideale. Invece Calibano è tutto istinto, terragno, un mostro vulnerabile, brusco, un po’ patetico, appena comico. Un prototipo giusto per Silvio Orlando. Gli altri personaggi sono chiamati a rappresentare la Storia e le loro storie. Ogni episodio ha nello stesso tempo una grande concretezza e una possibile lettura simbolica, come in quelle miniature medievali che sono la raffigurazione di un sentimento o di una passione: l’ambizione, l’amore, l’odio, la stupidità…


La Locandina

traduzione di Edoardo Albinati
regia Giorgio Barberio Corsetti
con (in ordine alfabetico) Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy, Silvio Orlando
e con Gabriele Benedetti (edizione 1999/2000 sostituito da Gino Paccagnella), Lorenzo Carmagnini, Chiara De Bonis, Stefano Lescovelli (edizione 1999/2000 sostituito da Piero Domenicaccio), Marco Morellini, Francesco Rossetti, Roberto Rustioni, Filippo Timi, Raffaele Tiseo violino
scene di Giorgio Barberio Corsetti con l’assistenza di Cristian Taraborrelli
costumi di Cristian Taraborrelli
luci di Sergio Rossi

musiche di Daniel Bacalov
direttore dell’allestimento Pietro Pagnanelli
ideazione e realizzazione video Fabio Iaquone
assistente alla regia Sabina Sinatti Teatro Stabile dell’Umbria

Info

traduzione di Edoardo Albinati
regia Giorgio Barberio Corsetti
con (in ordine alfabetico) Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy, Silvio Orlando
e con Gabriele Benedetti (edizione 1999/2000 sostituito da Gino Paccagnella), Lorenzo Carmagnini, Chiara De Bonis, Stefano Lescovelli (edizione 1999/2000 sostituito da Piero Domenicaccio), Marco Morellini, Francesco Rossetti, Roberto Rustioni, Filippo Timi, Raffaele Tiseo violino
scene di Giorgio Barberio Corsetti con l’assistenza di Cristian Taraborrelli
costumi di Cristian Taraborrelli
luci di Sergio Rossi
musiche di Daniel Bacalov
direttore dell’allestimento Pietro Pagnanelli
ideazione e realizzazione video Fabio Iaquone
assistente alla regia Sabina Sinatti

Teatro Stabile dell’Umbria


L’isola di Prospero è un’immagine potente che parla del palcoscenico, del teatro circondato dalla tempesta. In questo luogo infine tutti i nodi si sciolgono: allora si può abbandonare il teatro e uscire fuori nel mondo. Pensiamo tutti che mai come adesso ci si debba interrogare su questo rapporto tra l’interno di un teatro e quel che sta fuori, quali siano le specificità di un teatro pubblico, il suo rapporto con gli artisti e le persone che abitano la città ideale in cui questi si situa.
La Tempesta è anche il dramma della maturità, del momento in cui cominciando a vedere la fine della vita ci si interroga sul senso della vita che si è avuta fino ad allora.
Fabrizio Bentivoglio è chiamato a interpretare Prospero come un uomo nel pieno delle sue forze che però comincia a vederne il termine: è alla soglia della maturità intesa come consapevolezza, la sua è una tempesta mentale, si trova ad affrontare i fili dell’esistenza. Accanto a lui due personalità agli antipodi: un Ariele sfuggente, figura volatile e quasi amabilmente affetta da autismo dopo essere rimasta nel cavo d’un albero per anni, una creatura androgina, un po’ femmina e un po’ maschio, una specie di doppio di Prospero. Margherita Buy ne è l’interprete ideale. Invece Calibano è tutto istinto, terragno, un mostro vulnerabile, brusco, un po’ patetico, appena comico. Un prototipo giusto per Silvio Orlando. Gli altri personaggi sono chiamati a rappresentare la Storia e le loro storie. Ogni episodio ha nello stesso tempo una grande concretezza e una possibile lettura simbolica, come in quelle miniature medievali che sono la raffigurazione di un sentimento o di una passione: l’ambizione, l’amore, l’odio, la stupidità…





Stagioni precedenti

— Avignon, Théâtre Municipal LIII° Festival d’Avignon, Dom 11 Lug